domenica 4 settembre 2016

Donne, patria e figli

In questi ultimi giorni si è polemizzato molto su questo "FERTILITY DAY" e sentiamo l'obbligo urgente di far conoscere la nostra opinione in merito. Confermiamo, ribadiamo ed esigiamo che - innanzitutto - venga rispettata la scelta di qualunque donna di non avere figli. E questa scelta non potrà dipendere certamente  dal giudizio del Governo e meno che meno, dalla ministra Lorenzin. Non dimentichiamo che non fare figli, potrebbe non essere una scelta, ma molto spesso una triste necessità.

La Lorenzin, invece di ostentare con questa campagna "promozionale", la figura della donna come fosse un involucro con una data di scadenza, o un ingranaggio di una catena di montaggio a disposizione, sempre pronta a contribuire all'aumento demografico italiano, si occupi di promuovere campagne serie e meno aleatorie, battendosi per dare alle donne più lavoro e garanzie  quando si assentano per accudire i figli o gli anziani. Dare più aiuti economici alle famiglie e ai giovani, durante la gravidanza (e sopratutto dopo), assistenza medica e di prevenzione gratuita, asili nidi gratis - ma veramente gratis - parificandoli alla scuola dell'Infanzia. Quest'iniziativa mediatica, tratta la fertilità come fosse un dovere verso lo Stato e l'infertilità come una colpa, senza valutare - o almeno così risulta - le difficoltà, il contesto sociale e le modalità di vita che le donne e le coppie, in questo millennio, hanno affrontato e affrontano quotidianamente.

Leggendo  gli slogan di questa vergognosa campagna "mediatica" ci sono venuti subito in mente, purtroppo, quelli fascisti pro-natalisti, dove per la donna  esisteva solo il ruolo di maternità e cura della famiglia: "obbedire, badare alla casa, mettere al mondo figli e portare le corna" era lo slogan che soleva ripetere il noto conductor  del ventennio fascista che tutti conosciamo. 
In quell'epoca alle donne venivano precluse tutte le attività lavorative di tipo intellettuale. Le ragazze non venivano certo incoraggiate a studiare, ma venivano pesantemente indottrinate a sposarsi e far figli per la patria. Le più prolifiche venivano anche  insignite di apposite medaglie e riconoscimenti ufficiali. Ma allora la storia non insegna niente?

È vero, siamo un popolo che non cresce, ma le ragioni vanno analizzate e risolte in altro modo,  non di certo imbastendo una campagna che gioca sui sensi di colpa e sulle responsabilità implicite di fronte allo stato: "se non ci diamo un mossa rischiamo di restare con la culla vuota",   oppure con la bellezza messa in relazione all'apparato riproduttivo femminile o la sterilità maschile stigmatizzata in modo negativo con una buccia di banana gettata. 
Ricordiamo alla Ministra che, la comunicazione non è solo immagine ma anche veicolo di contenuti: rendiamocene conto. Tra l'altro, fa riflettere che la ministra abbia avuto la sua prima maternità (due gemelli) nel 2015 a 44 anni suonati. Procreazione assistita? 
Nelle foto si scomoda anche la Costituzione così tanto bistrattata ultimamente, ma è chiaro che se si applicasse correttamente, molte cose cambierebbero. Il nostro governo poi ci fa una pessima figura perdendo - ancora una volta - credibilità e serietà "lanciando il sasso e nascondendo la mano" quando afferma che non era a conoscenza dei contenuti delle foto e degli slogan pubblicati. Dopo le numerose critiche pervenute ha provveduto (in perfetto stile PD) a ritrattare e ritirare prontamente ciò che ha generato le maggiori polemiche.

Ma arrivarci prima no? Che figura di m...

Ma se facciamo figli, la prossima campagna  del Ministero della Salute ci dirà anche come mantenerli?

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