mercoledì 1 ottobre 2014

Etica pubblica e morale di un professore sindaco

Riflessioni ...
Le recenti notizie riguardanti il rientro al lavoro in qualità di professore dell’ex Sindaco Celeste, ci impongono riflessione e ricerca di una definizione agile ed onnicomprensiva dell’etica professionale.
Fra tutte, abbiamo scelto quella che la definisce: “una serie di regole da seguire per lo svolgimento di una professione nel miglior modo possibile, nel rispetto delle regole, delle leggi, delle persone, dei colleghi e degli studenti, quando la professione è quella di insegnante”.
Se poi la materia che si insegna è religione, si uniscono ai principi sopra indicati, anche l’affermazione di valori comuni di matrice virtuosa, quali la legalità, la trasparenza e il rispetto dell’umanità e di ogni suo credo religioso e politico, facendo conoscere, ai discenti la natura, le diversità e i punti di comunione delle credenze religiose nel mondo, insegnando la moderazione nella competizione fra esse, e la ricerca di un proprio pensiero in merito.
Tutto ciò utilizzando in primis i due più grandi insegnamenti che esistono al mondo: l’esempio e la coerenza.

Oggi però serve analizzare, oltre che l’etica professionale, anche l’etica pubblica, perché nel Paese si registra un grande deficit, che non può né passare inosservato e nemmeno lasciare indifferenti tutti coloro che hanno a cuore il futuro delle giovani generazioni.
Perciò, in modo particolare l’etica professionale dei docenti, dei dirigenti scolastici e di tutto il personale della scuola. Sembra paradossale, ma è invece molto indicativo, che per definire l’etica pubblica sia più facile ricorrere alla descrizione della sua mancanza, piuttosto che alla definizione della sua essenza.
Fare riferimento infatti al deficit di etica pubblica in Italia, è oggi facilissimo: basta accennare ai fatti macroscopici e diffusissimi di corruzione politica ed economica, che investono non solo la classe dirigente e politica ma anche la gente comune, soprattutto, ma non solo, in merito all’evasione fiscale, alla truffa, all’omertà mafiosa e ad altro ancora.
Il nostro caro ex sindaco, ha contribuito sicuramente a questo deficit di etica pubblica, anche solo con il sospetto e le accuse che gli sono state rivolte, nonché per la condizione in cui ha messo il Comune di Sedriano, ricordando che è l’unico comune Lombardo, la cui Amministrazione è stata sciolta per infiltrazioni mafiose.

L’etica, dal greco ethos, è il modo di apparire, di comportarsi nel rapporto con gli altri nella dimensione pubblica, è quella parte di filosofia che si occupa di un singolo essere umano nei confronti dei suoi simili. Consiste, nello studio filosofico universale ed astratto del bene e del male.
Poggia sul senso di responsabilità e quindi presuppone la libertà di scelta consapevole, sia all’interno della comunità, sia nel campo delle scelte personali. Scegliere, vuol dire decidere e questo ci fa rappresentare un soggetto che, di fronte ad un bivio deve “tagliare”, escludere possibilità negative che non fanno il bene comune. Inoltre , sarà il caso di aggiungere qualche altra causa, che alimenta i comportamenti trasgressivi e di conseguenza la mancanza di etica pubblica. Il riferimento va alla proverbiale “furbizia”, nonché all’abitudine ancora una volta consolidata “di fare finta”.
Negli ultimi tempi, lo sfacciato perseguimento degli interessi personali, legittimato ai livelli più alti della rappresentanza politica, ha permesso una dilagante corruzione mai vista finora, che ci fa interrogare sul senso dei limiti e sulla mancanza di una seria riflessione sul concetto di bene comune.
Un’opportuna etica del limite dovrebbe far autocontenere il narcisismo che sta diventando una vera e propria patologia strisciante del nostro tempo.
La frase dell’uomo della strada “Tutti fanno così, si è sempre fatto così…” impedisce l’indignazione pubblica e rafforza il senso di impunità, per cui quando qualcuno viene scoperto, la gente alla fine pensa che sia stato solo sfortunato. Insieme all’indignazione, scompare anche la vergogna: la vergogna non c’è più. Non c’è più quel sentimento che ci suggerisce di provare turbamento, oppure un senso d’indegnità di fronte alle conseguenze di una nostra frase o azione, che c’induce a chinare il capo, abbassare gli occhi, evitare lo sguardo dell’altro, a farci piccoli e timorosi, sembra proprio scomparso.

Per concludere: il problema dell’etica professionale all’interno della scuola, essendo questa la seconda Istituzione - subito dopo la famiglia - deputata all’istruzione ma anche all’educazione delle future generazioni, riveste una delicata e complessa funzione, questo dovrebbe mettere in seria discussione, ad esempio, il rientro all’insegnamento di un personaggio come il nostro decaduto ex Sindaco. Almeno sino a che ci sono processi a suo carico e non vengano emesse sentenze definitive.
E' vero che in Italia fino al terzo grado di giudizio non si è colpevoli, ma è anche vero che le accuse sono gravi, e attualmente sono troppi i dubbi e le ombre che lo avvolgono.
Chiudiamo con una domanda : se l'insegnante di vostro figlio fosse accusato di corruzione e imputato in un processo che tratta i rapporta tra mafia e politica, come reagireste?
E’ il tipo di esempio etico che vorreste mostrare ai vostri figli?
A voi la gioia o la noia di riflettere insieme a noi.

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