martedì 25 marzo 2014

Con Ester Castano

Siamo alle solite. Un risarcimento da 150 mila euro, è quanto è stato richiesto da Scalambra a Ester Castano ed Ersilio Mattioni,  per un articolo che lo chiama in causa, a suo avviso, in termini imprecisi.
Ricordiamo che Scalambra, marito di Silvia Fagnani (ex capo gruppo PDL in consiglio comunale su cui pende una richiesta di incandidabilità avanzata dall’avvocatura dello Stato) è il presunto corruttore di Alfredo Celeste (ex sindaco di Sedriano, primo comune lombardo sciolto per infiltrazioni mafiose) ed è imputato anche lui nel processo “Grillo Parlante” che inizierà il prossimo 8 maggio.

La “colpa” del settimanale locale, sarebbe quella di aver ripreso il testo di una lettera aperta dell'associazione 'Professionisti liberi', in un articolo pubblicato nel numero del 21 febbraio scorso, intitolato “I medici contro Scalambra: “servono sanzioni”. Secondo il legale di Scalambra, l’articolo ha “volutamente superato il diritto di cronaca”. Inoltre Ester Castano sarebbe anche responsabile nell’aver “volutamente leso la reputazione” di Scalambra “tramite le illazioni dell’esistenza di un processo a suo carico per reati di voto di scambio mafioso”.
Questo è un piccolo sunto di quanto si legge nelle varie agenzie di stampa di questi giorni.

Già il 19 dicembre dello scorso anno, il giudice di Biella, in merito alle querele presentate da Celeste, aveva sentenziato, nei confronti di Ester Castano ed Ersilio Mattioni, il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste.  La richiesta di 150 mila euro (a fronte dei tre euro pagati a Ester per ogni articolo) è surreale, ma in Italia è ormai una pratica ben consolidata, basti guardare i 25 milioni di euro di risarcimento chiesti da Eni a Milena Gabanelli.
La posizione, non certo invidiabile,  che il nostro Paese occupa nelle classifica sulla libertà è dovuta anche dal continuo e impressionante aumento dei fascicoli riguardanti  cause per diffamazione nei confronti dei giornalisti. La maggior parte di queste querele non va a compimento, ma occorrono spesso molti anni per completare l’iter dei dibattimenti, e la sentenza definitiva in sede penale sancisce con sempre maggior frequenza l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.
Questa formula impedisce nella sostanza al giornalista chiamato in causa, di denunciare per calunnia il querelante e ottenere i danni. Prendiamo per esempio il caso di Celeste: il giudice di Biella gli ha dato torto, ma comunque lui non ha pagato pegno.
Tra querelante e querelato, insomma, tutto finisce con un arrivederci e grazie che suona come una beffa. Non a caso queste cause giudiziarie sono state etichettate come querele temerarie.
Si tratta dunque di una sorta di intimidatorio sbarramento, con crismi di legalità, all’azione di verità che si propone un giornalista quando decide di organizzare un’inchiesta.

Questo avviene perché in Italia non esiste uno strumento di tutela. L’articolo 96 del codice di procedura civile, per esempio, punisce l’autore della lite temeraria ma con una sanzione blanda, quasi mai applicata, che si fonda su una valutazione tecnica: paghi una multa perché hai disturbato il giudice per un fatto inesistente. Tutto qui. Invece nel diritto anglosassone, in sede di causa civile, Il giudice ha il potere di condannare al pagamento dei danni punitivi. Chi chiede, per esempio un risarcimento di 10 milioni rischia di doverne versare anche il doppio se viene riconosciuto il suo torto. Si tratta di una sanzione parametrata sul valore della libertà di stampa, che in questo caso è stata limitata da un comportamento intimidatorio.
Da noi i risarcimenti in sede civile ancora più delle querele per diffamazione di carattere penale, sono spesso pretesi da chi, nel promuoverli, intende produrre un effetto deterrente e dissuasivo nei confronti dell’informazione. Quindi, di fatto, queste cause puntano a restringere la libertà di stampa.

Durante la conferenza stampa di fine anno (2013) di Enrico Letta, il presidente dell’ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, citando proprio il caso di Ester Castano, aveva sollecitato l’ex premier ad intervenire sulla situazione dei giornalisti in Italia.
Sentiamo spesso dai politici nazionali esprimere solidarietà per quanto accade ai cronisti locali, ma secondo noi è arrivato il momento di dare seguito alle parole, intervenendo seriamente con fatti concreti e perché no entrando anche a gamba tesa : serve una legge contro le querele temerarie. Punto. Ognuno deve fare la propria parte. Soltanto così sarebbe salvaguardato quello che non è solo un mero diritto di chi svolge la professione giornalistica, ma che è il diritto per eccellenza anche dei cittadini : la libertà di stampa.

Sinistra di Sedriano

Ps. Ester avanti così e non fermarti mai !!

2 commenti:

  1. Se passava la proposta di legge, legata a tematiche di diffusioni delle informazioni giornalistiche, dove vedeva il querelante perdere la causa, in quel caso avrebbe dovuto risarcire la somma pari a 10 volte la somma richiesta, immagino quanti e quali ripensamenti e dubbi che avrebbe avuto soggetto della denuncia. A Ester e a Ersilio va la mia e di altri una incondizionata stima. Dovete rimandare (spero fra non molto) la vostra possibilità di diventare milionari. Tranquilli Paolo

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  2. Ribadiamo forte il concetto che a Ester ed Ersilio va la stima di tutti i cittadini di Sedriano ma a questo punto perchè tutti insieme non quereliamo sia Scalambra che Celeste per 5mil. di € per danno d'immagine al Comune di Sedriano e a tutti i suoi cittadini.
    Dopo aver raggiunto il primato 1 in LOMBARDIA x Infiltrazioni Mafiose c'è anche il crollo del valore di mercato dei nostri immobili Grazie alla Banda Celeste.
    Cittadini Tutti Insieme Quereliamo Celeste&Company

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