sabato 16 novembre 2013

25 novembre 2013: Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Il 25 novembre 1960, su una strada di montagna della Repubblica Dominicana, furono violentate e assassinate Maria Teresa, Minerva e Patria Mirabal, tre sorelle impegnate nella lotta di liberazione contro la dittatura del Generale Trujillo.
Minerva e Maria Teresa andavano a visitare i loro mariti in prigione, in compagnia della sorella Patria. Furono intercettate da agenti del Servizio Militare d’Intelligenza, condotte in un canneto dove subirono le più crudeli torture prima di essere vittime di quello che si è considerato il crimine più orripilante della storia dominicana.
Coperte di sangue, massacrate dalle coltellate, furono strangolate, messe nel veicolo nel quale viaggiavano e gettate in un precipizio con lo scopo di simulare un incidente.
La triplice violenza e l'atroce assassinio delle sorelle Mirabal produsse gran dolore e commozione in tutto il paese e fortificò lo spirito patriottico della comunità, desiderosa di raggiungere un governo democratico che garantisse il rispetto della dignità umana.
La vicenda sconvolse la nazione e insinuò nella popolazione un senso di profonda emozione, così forte che favorì il rafforzarsi del movimento di liberazione portando da lì ad un anno al crollo del regime dittatoriale.
Nel 1999 l'O.N.U. proclamò il 25 novembre "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne" ricordando cosi il tragico evento e l'impegno di queste donne per la liberazione di un popolo.
Quante donne andrebbero ricordate, quante morti ... e quante ancora ne dovremo vedere ...
La ricorrenza è solo una data, ma il fenomeno della violenza sulle donne è noto già da molto, molto, molto tempo. Si perde nei millenni della storia dell'umanità perché l’individuo femmina è stato spesso considerato possesso degli uomini e relegato in un ruolo di inferiorità: basta ricordare -per esempio- che le donne in passato non votavano. Certo da quel giorno e da quell'atroce delitto sono ormai passati 51 anni ed è scandaloso constatare che nel mondo (e anche in Italia) il progresso e le lotte per l’emancipazione femminile, non hanno cambiato proprio nulla in questo senso. I soprusi e le violenze fisiche, sessuali e psicologiche nei confronti delle donne non sono mai cessate: si violano ancora i loro corpi, si inducono le loro menti -con sottili giochi psicologici- a non uscire dal ruolo che le hanno cucito addosso sin da bambine, si sfruttano sessualmente, si costringono -in nome della religione- a coprirsi la testa, il volto, il corpo, come se mostrare la loro intelligenza e la loro bellezza fosse una vergogna, un disonore o un privilegio per un solo padrone. Per questo subiscono punizioni, condanne, vengono costrette a dolorose mutilazioni, a subire sin da piccole la violenza di ignobili consuetudini, venendo spesso escluse dall’istruzione, vendute come spose bambine e private con violenza della loro infanzia, soggiogate nell’anima per il piacere di “piccoli ignobili uomini".
Si manca di rispetto a loro come donne, ma soprattutto come individui facenti parte dell'umanità che, insieme ai bambini, pagano un prezzo altissimo di morte e violenze ancora oggi nel mondo. 
Oggi, inoltre, continua a crescere in modo vertiginoso il fenomeno degli omicidi di donne nelle famiglie, nelle loro case, considerati da sempre luoghi sicuri e protetti ma che a volte si rivelano luoghi di maltrattamenti e violenze. 
In Italia, da gennaio a settembre 2013 sono stati compiuti più di 80 femminicidi (fonte:Rapporto Eures Ansa), nel 2012 sono state uccise più di 100 donne e nel 2011 le vittime sono state 137 (una ogni tre giorni). Le morti avvengono in tutta Italia -non solo in ambienti degradati- e le vittime hanno un’età media tra i 30 e i 40 anni: come i loro assassini. È una questione nazionale e culturale, la “questione femminile” che rispecchia una situazione del paese di arretratezza, anche nei rapporti uomo/donna nel momento in cui le donne vengono uccise proprio in quanto donne.
Ora che rispetto al passato remoto i media, di queste barbarie, riempiono le pagine dei giornali e le raccontano nei TG, entrando così nelle case di tutti, rivelando a volte sottili particolari, solo per captare l’attenzione dello spettatore e del lettore, quasi perdendo di vista il fenomeno e facendo e pensando solo all’odience e al loro guadagno, non si può affermare: “io non lo sapevo ... ” ed è sconcertante constatare che l'argomento finito il clamore, scivola via senza quasi destare alcuna reazione, perché regna l'indifferenza, in modo particolare proprio delle donne, voglio augurarmi che non si siano assuefatte ed abbiano perso la voglia di lottare.
Basta violenze quindi, basta ... una scossa, un fremito d’orgoglio, io però lo vorrei vedere nei giovani tutti e in particolare nelle giovani donne che vedo distratte e inconsapevoli di quanto è stato fatto dalle loro bisnonne, dalle nonne e dalle loro madri e di quanto ancora deve essere fatto per loro e devono fare loro, adesso nel mondo. 
E allora finiamola di dire un solo giorno all'anno, mai più violenza sulle donne ... mai più ... va detto, gridato, urlato sempre 365 giorni all'anno, bisogna dare alle donne più dignità e autorevolezza perché questo può aiutarle a cancellare il diritto di potere e sopraffazione che alcuni uomini pensano ancora di avere su di loro.
Io lo so, noi donne non vogliamo mimose l'8 marzo o scuse il 25 novembre, vogliamo fatti concreti e reali cambiamenti e questo percorso lo vogliamo fare insieme alla parte maschile del mondo.

Rossella 
Sinistra di Sedriano

Mi piacerebbe tanto che le donne, in particolare, scrivessero commenti su questo blog e su questo articolo, per dimostrare che c’è tanta sensibilità a questo fenomeno ... , potrebbe essere un bellissimo modo di ricordare questa giornata ... fate sentire la vostra voce, tutte e tutti, fate proposte.

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